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Sindromi meteoropatiche stagionali.
     
       
   

 

 


 

SINDROMI METEOROPATICHE STAGIONALI.

IL PASSAGGIO DALL'INVERNO ALLA PRIMAVERA.

Il passaggio dall'inverno alla primavera si caratterizza per molti aspetti, alcuni dei quali sono certamente da analizzare in tutta la loro vastità e complessità.
Le condizioni meteorologiche e climatiche dei mesi primaverili infatti determinano una vasta serie di azioni sui vari organi ed apparati dell'organismo umano, ma in modo particolare sulle prime vie aeree, sull'apparato respiratorio, sull'apparato digerente e su tutte quelle forme di cui si interessa la medicina psicosomatica, in primo luogo i disturbi somatoformi.
Le condizioni meteorologiche dei mesi primaverili sono infatti caratterizzate da una grande variabilità ed instabilità, per lo scontro tra le masse d'aria ormai relativamente calda provenienti dall'Africa settentrionale e quelle invece ancora alquanto fredde che discendono dal Labrador e dalla Groenlandia, attraverso la Valle del Rodano, fin sul Bacino del Mediterraneo.
Di qui la formazione di zone di bassa pressione accompagnate da perturbazioni anche forti con rovesci e temporali, i quali, in maggio, assumono anche carattere di forte intensità.
Via via che si passa dai primi di marzo alla fine di maggio le condizioni di instabilità si attenuano, specialmente al sud della penisola e sulle isole, tanto che ai primi di giugno, la zona di alta pressione subtropicale, da noi più nota con il nome di anticiclone delle Azzorre, si afferma sul continente, fino a stabilizzare completamente le masse d'aria sul Bacino del Mediterraneo, con conseguente ritorno al tempo bello stabile, forte solleggiamento e temperatura elevata.
L'organismo umano risente molto di tutte queste variazioni di temperatura, umidità, vento, pressione atmosferica, insolazione, precipitazioni, ionizzazione positiva o negativa dell'aria, ecc., cioè della variazione anche brusca di tutti questi eventi atmosferici, e ne risente soprattutto nei punti più deboli.
Infatti esistono delle persone che avvertono, maggiormente di altre, la variazione singola od in toto dei fattori atmosferici, specialmente prima dell'arrivo di fronti perturbati, soprattutto se si tratta dell'arrivo di un fronte freddo, che porta sempre con se improvvisi rovesci o temporali, diminuzione anche sensibile della temperatura, aumento rapido della pressione atmosferica, forti colpi di vento, passaggio dell'ionizzazione dell'aria da positiva a negativa ecc.
Sono i meteorosensibili o meteorolabili, di norma anche neurolabili e molto spesso depressi, che reagiscono male ai cambiamenti del tempo come pure ai cambiamenti di stagione.
Tutti questi cambiamenti agiscono a partire dall' ipotalamo.
Se i soggetti sono stanchi fisicamente e moralmente, emotivamente stressati, a volte anche immunodepressi, si assomma l'azione dei neurotrasmettitori e dei neuromodulatori, tra i quali citiamo, a livello cerebrale, la dopamina, la serotonina, la noradrenalina, a livello surrenalico ancora la dopamina, la norepinefrina e la epinefrina, con conseguente amplificazione delle reazioni dannose dovute alla variazione delle condizioni atmosferiche.
Ecco perché, in modo particolare nei mesi primaverili, si hanno notevoli reazioni di tipo meteoropatico, sia per la debilitazione organica che la poca radiazione solare invernale, specialmente al nord, così ricco di formazioni nebbiose, determina sull'organismo degli esseri viventi, sia perchè la primavera, come dicevamo, è la più ricca di cambiamenti forti ed improvvisi del tempo.
In questo modo aumentano i “disturbi somatoformi” come per esempio, le cefalee, specialmente quelle da tensione, le emicranie, le ulcere gastroduodenali, le coliti spastiche, il colon irritabile, le palpitazioni, il cardiopalmo, la tachicardia, l'ipertensione arteriosa essenziale, come pure l'ansia, la depressione, la stanchezza muscolare e nervosa, l'apatia, l'irritabilità, il nervosismo ecc., ben note a chi segue i pazienti da vicino durante i mesi primaverili.
Se vogliamo entrare nei particolari del clima della primavera, dopo averne fatto un rapido excursus, è necessario prendere in considerazione il fatto che la nostra penisola si estende lungo i meridiani e non certo lungo i paralleli come altre nazioni, es. la Grecia.
Per questi motivi si hanno in Italia degli aspetti climatici particolari, che riguardano sia il microclima che il macroclima.

Facendo riferimento a solide basi statistiche, è notorio infatti che la primavera è alquanto più fredda al nord che non al sud o sulle isole maggiori, ma ben pochi conoscono invece che le regioni del versante adriatico, nei mesi primaverili, sono relativamente più fredde delle corrispondenti regioni del versante tirrenico.
Questo è dovuto in modo particolare alla relativa frequenza di venti orientali sulla penisola italiana, in modo particolare in marzo ed aprile, venti che portano con se, verso il Bacino del Mediterraneo, l'aria ancora molto fredda che staziona sulla penisola balcanica e che investe, come è logico, per prima le regioni adriatiche, anche quelle poste a sud.
In questo modo si acuiscono i disturbi stagionali, di conseguenza maggiormente intensi al nord e sulle regioni adriatiche.

NEL CONTESTO DELLE METEOROPATIE STAGIONALI MERITA UNA ANALISI PARTICOLARE LA SEASONAL AFFECTIVE DISORDER - SAD


Questa sindrome stagionale serve per riflettere un momento su quanti altri disturbi può portare il cambiamento di stagione ed in modo particolare il passaggio dall'inverno alla primavera, come pure tutta la serie dei cambiamenti, anche rapidi, dei fattori atmosferici presi singolarmente oppure in toto, che sono molto dinamici in questa stagione.
Non ci soffermiamo certo in questo momento su alcuni problemi stagionali, in gran parte risolti dalle moderne ricerche farmacologiche, come la riacutizzazione delle coliche da colelitiasi o nefrolitiasi, come pure delle ulcere gastriche o duodenali, o delle coliti spastiche ecc.
Esistono invece delle sindromi stagionali per le quali invece non si può ancora parlare di rimedi definitivi o per lo meno efficaci, come per esempio la “sindrome da fatica cronica”, che non dipende nemmeno da fattori allergici stagionali, come si pensava in un primo tempo.
Ci soffermiamo invece sulle allergopatie primaverili, specialmente le pollinosi, che sono in costante aumento, nonostante i molti presidi farmacologici che oggi possiamo avere a disposizione.
Primi tra questi gli immunomodulatori anche per via endonasale ed endoorale che si stanno rivelando il cardine terapeutico migliora, associati anche ai nuovi farmaci antileucotrieni.
È importante infatti conoscere la varia distribuzione dei pollini nelle varie zone della nostra penisola, a seconda dei mesi primaverili, per poter ottenere, almeno in parte, una buona prevenzione di queste sindromi, cosi' disagevoli per chi ne soffre.
Verso la fine del mese di marzo al nord iniziano ad essere presenti solamente i pollini
(vedi il Bollettino dei Pollini) delle salicacee (salice e pioppo) e delle fagacee (faggio, quercia, leccio, castagno), mentre al centro ed al sud, oltre a queste, cominciano anche a fiorire le graminacee (molte specie prative coltivate o spontanee) e le urticacee, tra cui le più importanti i vari tipi di Parietaria, specie officinalis ed judaica.
Oltre a queste, mano a mano che ci si inoltra nella primavera avanzata, compaiono i pollini della betulla e dell'ontano, del platano, dell'olivo, e delle varie specie di pini.
È molto importante considerare e prevenire i vari tipi di pollinosi, specialmente quando la primavera si presenta secca e ventosa, in modo particolare nelle pianure, ove la sintomatologia allergica può essere acuita anche dalla presenza, insieme con i pollini, dei vari inquinanti tossici, tra cui i più importanti sono sicuramente l'anidride solforosa, i gas di scarico degli autoveicoli, come CO, PB e benzene, le polveri, in modo specifico le polveri fini (PM 10 e PM 2.5) i particolati, specie in vicinanza di centrali a carbone od eruzioni importanti.

Come dunque poter prevedere e di conseguenza prevenire le varie sindromi stagionali primaverili?
Dal punto di vista della previsione dei cambiamenti di tempo non possiamo per il momento andare oltre i sette giorni e pertanto questa via si rivela utile solamente nel campo delle previsioni delle sindromi meteoropatiche, cosa del resto utilissima, ma che per il momento sembra ancora trovare resistenze in campo medico ufficiale.
Molto migliore risulta oggi la prevenzione delle sindromi stagionali, in modo particolare rivolta alle forme depressive ed allergopatiche.
È interessante notare come di norma per le meteoropatie stagionali non si pensi mai a curare l'individuo che ne soffre sui due versanti: fisico e psicologico.
Noi abbiamo notato che, se, agli antiallergici di vario tipo, aggiungiamo anche blandi sedativi ed antidepressivi la situazione cambia radicalmente in un periodo che va dai sette ai quindici giorni, per gli organismi più debilitati ed immunodepressi, oltre naturalmente a raccomandare a tutti indistintamente, anche ai bambini ed agli anziani, di condurre il più possibile vita all'aria aperta, anche nelle giornate ventilate, piuttosto fredde e senza sole.
È molto opportuno in questo caso ricordare che la cura della luce, specie se naturale, come abbiamo già visto, non costa nulla e produce effetti altamente benefici per tutto l'organismo.


QUALCHE INFORMAZIONE SULLE PREVISIONI STAGIONALI



LE SINDROMI METEOROPATICHE STAGIONALI


IL PASSAGGIO DALLA PRIMAVERA ALL'ESTATE

IL PASSAGGIO DALL'ESTATE ALL'AUTUNNO

IL PASSAGGIO DALL'AUTUNNO ALL'INVERNO