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PARTICOLATO
ATMOSFERICO
Il
particolato atmosferico è composto, di microscopiche goccioline
liquide o di piccolissime particelle solide, al contrario degli
inquinanti (esaminati in altre pagine come CH4, CO, CO2 ecc.)
che sono dei gas.
Il particolato può essere di origine naturale o antropica.
In questo caso fornisce all'atmosfera quei nuclei di condensazione
che sono molto utili, anzi indispensabili, per la formazione delle
precipitazioni.
Il particolato naturale è formato dagli spruzzi delle alte
onde degli oceani, dalla polvere sollevata dai turbini di vento
ma, soprattutto, dalle eruzioni vulcaniche e dai grandi fumi degli
incendi delle foreste tropicali.
Il particolato proveniente da attività umane invece deriva
dalla combustione del carbone, ed ora, che si parla di un ritorno
alle centrali a carbone, sarà sicuramente in aumento. Altro
particolato proveniente dalle attività antropiche è
quello che si sviluppa abbondante nelle vie di grande traffico
urbano.
Naturalmente se le particelle del particolato sono molto piccole,
cioè inferiori ai 10 micron, possono rimanere nell'alta
atmosfera anche per anni ed è quello che succede infatti
nelle grandi eruzioni vulcaniche.
Per es. il particolato della grande eruzione vulcanica del Krakatoa
del 1882 e quello del Pinatubo del 1991 è rimasto a lungo
nell'alta atmosfera, almeno per qualche anno, dando origine ad
albe e crepuscoli molto intensi, spettacolari e prolungati.
Non sono queste le sole grandi eruzioni che abbiamo avuto negli
ultimi secoli sul nostro pianeta.
Nella tabella seguente diamo notizie delle maggiori a partire
dal 1680, essendo queste le più controllate anche dal punto
di vista delle sostanze emesse nell'alta atmosfera.
Il numero a fianco è il D V I ( Dust
Veil Index ), paragonando a 1000 l'eruzione del vulcano
Krakatoa nell'anno 1883.
1680 Krakatoa 400
1680 Tongkoko Celebes 1000
1693 Serua Molucca 500
1694 Ambina Molucca 250
1694 Gunung Api Molucca 400
1707 Vesuvio 150
1707 Santorini 250
1707 Fujiama 350
1752 Little Sunda 1000
1755 Katla - Islanda 400
1763 Molucca 600
1766 Mayon - Luzon 2300
1768 Cotopaxi - Equador 900
1775 Pacaya - Guatemala 1000
1779 Sakurashima 450
1783 Eldeyjar - Islanda 700
1799 Fuego - Guatemala 600
1803 Cotopaxi - Equador 1100
1815 Tambora - Sumbawa 3000
1822 Galunggung - Giava 500
1835 Coseguina - Nicaragua 4000
1846 Armagora - Sud Pacific 1000
1856 Cotopaxi - Equador 700
1861 Makjan - Molucca 800
1878 Ghaie - A Bismark 1250
1883 Krakatoa 1000
1902 S.Maria - Guatemala 600
1963 Mn. Agung - Bali 800
1980 Mn. S.Helens - Usa 1000
1991 Pinatubo 3500
Effetti sull'organismo umano e sull'ambiente.
Se il particolato è molto abbondante, come nell'esempio
precedente, si nota anche una diminuzione della luce solare con
conseguente calo della temperatura media del pianeta.
Questo particolare tipo di inquinante atmosferico provoca seri
effetti di corrosione dei metalli; danneggia i monumenti e le
opere d'arte con uno strato, anche se sottile, di deposito grigiastro,
se non addirittura nero; determina, quando è abbondante,
perfino danni ai cavi di alta tensione oppure ai circuiti elettronici
ecc.
Dal punto di vista della patologia umana il particolato è
particolarmente dannoso con particelle intorno a 10 micron o meno
(PM10, PM 2.5 ed ultimamente anche PM 1.0, perché l'organismo
non ha sviluppato, nel corso dell'evoluzione, nessun meccanismo
di difesa per queste particelle così microscopiche.
Mentre le particelle naturali del particolato sono piuttosto grosse,
sempre superiori ai 10 micron, l'organismo umano, nel corso delle
generazioni, ha trovato il modo di difendersi utilizzando le ciglia
vibratili ed il muco dell'albero respiratorio. Per quelle più
piccole invece, che derivano da attività umane, non ha
ancora elaborato sostanziali difese, essendo il periodo di tempo
trascorso troppo breve. E così le particelle piccole, inferiori
ai 10 micron, arrivano fin negli alveoli polmonari, causando gravi
danni all'albero respiratorio se l'esposizione è molto
prolungata.
Se esse sono costituite di sostanze cosiddette inerti i danni
sono minori, ma se sono invece sostanze tossiche, come il piombo,
il mercurio, l'asbesto abbiamo danni molto più gravi e
persistenti, perché l'albero respiratorio non è
in grado di espellerle e lentamente si va incontro a malattie
croniche come saturnismo, idrargirismo e asbestosi.
Tutto questo è conosciuto molto bene in medicina del lavoro,
per tutti quei lavoratori impiegati nelle fabbriche che usano
questi prodotti.
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