|
|
|
Il
congelamento e l'assideramento.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Il
congelamento e l'assideramento
Il
congelamento, in modo particolare in alta montagna, può
essere un pericolo ancora attuale, specie in occasione di scalate
alpinistiche molto impegnative. Il rischio diventa reale quando
ci si trova di fronte ad una improvvisa bufera
di vento e di neve, non prevista dagli organi competenti,
con umidità ai limiti della saturazione, specie quando
non si sono indossati indumenti adatti.
Il pericolo di assideramento è diventato raro, almeno sulle
nostre montagne, esistendo presidi adatti a vincere le avversità
atmosferiche. Il pericolo di congelamento può essere ancora
reale, anche a quote intorno ai 2000 metri di quota.
In occasione di importanti invasioni di aria fredda dal nord,
specie durante la stagione invernale e più ancora nei mesi
di febbraio e marzo. Il pericolo e poi quasi sicuro, se confidando
nellincipiente primavera e nelle buone condizioni meteorologiche,
si parte dalla pianura, relativamente mite senza indumenti adatti,
per raggiungere, in poco tempo, località al di sopra dei
2000-2500 metri.
Come è risaputo il tempo in montagna, specie al di sopra
dei 1500 metri, cambia in brevissimo tempo, anche nel giro di
unora, con forti sbalzi di temperatura che possono essere,
in determinate situazioni isobariche, perfino di 15/20 gradi.
Spesso le cronache riportano notizie relative ad escursionisti
bloccati in quota da questi inconvenienti, a volte anche seri,
che, se non sono tempestivamente cura ti, possono anche essere
permanenti, come purtroppo possono attestare di per
sona anche molti tra i migliori alpinisti. Le cause più
frequenti di congelamento, in modo particolare alle mani, ai piedi,
ai talloni, ai lobi auricolari, al naso, alle guance ed al mento
(in linea di massima nei territori meno irrorati e più
esposti dellorganismo) sono, oltre la bassa temperatura
il vento forte e lumidità relativa molto elevata,
come in occasione di forti bufere di vento e neve invernali o
primaverili.
Episodi gravi di congelamento, perfino mortali, possono essere
constatati anche con immersione in acque fredde, naturalmente
senza protezioni adatte, come può succedere nei disastri
aerei con caduta in mare o nei naufragi, quando gli individui
colpiti, non sufficientemente protetti, sono anche in preda a
grave stato di shock, non solo fisico ma anche e soprattutto psicologico.
In questi casi poi, se il soggetto non è prontamente soccorso,
può passare, nel giro di poche ore, al vero e proprio assideramento.
Bisogna anche tenere presente che i segni iniziali di congelamento
sono spesso lievi, tanto da passare quasi inavvertiti come limpaccio
ai movimenti, la riduzione progressiva della sensibilità,
anestesia a calzare oppure a guanto, analgesia
per lo più completa della parte interessata; qualche volta
si presentano parestesie, formicolii, dolori a pizzicotto.
In un primo momento la cute è pallida, fredda, edematosa.
Le lesioni più superficiali si concentrano naturalmente
sulla pelle, dando luogo, in un secondo tempo, al fenomeno dei
geloni (eritema pernio), con pelle meno fredda, molto arrossata,
fino alla cianosi, dapprima pruriginosa e in seguito anche dolente.
In seguito allesposizione alle basse temperature continue
si può assistere alla formazione di bolle, che in seguito
alla persistenza del freddo, si rompono determinando piccole zone
di gangrena, fino al congelamento generale di tutto lorganismo.
Questo naturalmente nel caso non vi siano stati nel frattempo
soccorsi adatti, con sintomatologia caratterizzata da stato soporoso,
temperatura anche elevata, grave compromissione dello stato generale,
anossia progressiva dei tessuti.
La terapia deve essere attuata nel più breve tempo possibile
e nei casi più eclatanti addirittura sul posto, a meno
che non sia possibile un immediato intervento con elicottero per
il ricovero immediato. Se ci si trova in alta montagna, in attesa
dellarrivo dei soccorsi, possono essere molto utili massaggi
leggeri praticati con la neve sulle parti colpite e, se possibile,
con somministrazione abbondante di liquidi caldi come te o caffè
allungato, brodo vegetale. Non cercare di curare invece con bevande
alcoliche, come si usa ancora in alcune regioni.
Se ci si trova immersi in acque fredde, se le condizioni non sono
molto gravi. può essere utile mantenersi a galla, utilizzando
le ultime risorse, non con movimenti scomposti, ma muovendo tutto
il corpo in posizione supina, nuotando a dorso, risparmiando così
molte calorie necessarie nei momenti cruciali per la sopravvivenza.
|
|
|
|
|
|
|